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Ricerca di lavoro: vale più la personalità o la competenza?

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di: ukulelehero
Parole: 455 | Visite totali: 1731

Parlare di lavoro in tempi di crisi economica e di recessione è sempre complesso, soprattutto quando il tasso di disoccupazione è alle stelle e la ricerca di un impiego stabile è sempre più complicata. Le attitudini e le peculiarità di ciascuno di noi dovrebbero indirizzarci al meglio alla scelta dell'occupazione più adatta, a prescindere da quello che i nostri sogni vorrebbero farci rincorrere: la dura realtà, infatti, piega sempre più spesso le nostre ambizioni ai nostri bisogni, costringendoci ad essere meno "choosy" di quanto vorremmo essere e ad accontentarci delle offerte di lavoro che ci vengono proposte.

Ma se quel lavoro indesiderato che non realizza le nostre ambizioni fosse la soluzione dei nostri problemi? Ciascuno di noi ha abilità, capacità, pregi e difetti del tutto individuali (generosità, cordialità, capacità di lavorare in team, etc.). Il lavoro perfetto, quello ritagliato su misura per noi, è quello che ci consente di valorizzare al massimo le nostre caratteristiche, esprimerle e trasformarle in qualità produttive.

Coloro che sul posto di lavoro riescono ad applicare e far valere le proprie capacità sicuramente traggono un giovamento non indifferente, si sentiranno soddisfatti e valorizzati nella quotidianità. Ne consegue che anche chi si occupa di ricerca e selezione del personale dovrebbe tenere in conto maggiormente l'aspetto psicologico ed emotivo dei candidati: chi darà il giusto peso alle attitudini e alle predisposizioni dovrebbe beneficiarne in produttività. 

Ma le imprese mettono in pratica questa idea? Raramente. Sono pochissime le società che si basano sulle "competenze trasversali" dei candidati per assumere e selezionare i loro dipendenti, e allo stesso modo sono pochissimi gli aspiranti lavoratori che si presentano nel mercato del lavoro mettendo da parte sogni e ambizioni, forti invece delle proprie capacità e attitudini.

Ciò che probabilmente manca nel nostro paese è la cultura per farlo, oltre, ovviamente, ad una situazione economica più stabile per effettuare esperimenti in tal senso. Il legame tra personalità e lavoro è, in ogni caso, fondamentale: non tutti coloro che sognano di fare l'avvocato o il giudice hanno caratteristiche che favoriscano il loro inserimento nella professione giuridica. 

La prima protagonista del processo di valorizzazione delle attitudini deve essere la scuola, quale maestra del dedicarsi alle mansioni quotidiane con minore stress, aumentando benessere e produttività e non "esaurendo" le risorse degli studenti ancora prima dell'inserimento nel mondo del lavoro.

In ogni caso, sempre più spesso accade che il primo biglietto da visita di un candidato sia il suo profilo Facebook, proprio perché attraverso i social network si è in grado di valutare al meglio la personalità dell'utente. Che il futuro della ricerca e selezione del personale passi proprio per i social network?

Informazioni sull'Autore

Michele Mazzali

Fonte: Article-Marketing.it

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