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Un bilancio aziendale etico è possibile e porta vantaggi

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di: christianNW
Parole: 502 | Visite totali: 1664

Dalle normative europee sempre più restrittive in materia di sostenibilità ambientale del ciclo di produzione è nata una nuova figura professionale all’interno delle aziende: si tratta del Sustainability Manager, l’addetto all’analisi dei dati interni ed alla compilazione del cosiddetto Bilancio Sociale.
Tale documento era già obbligatorio per le grandi aziende ed ora lo è diventato anche per le imprese quotate in borsa e di interesse pubblico che superino il numero di 500 dipendenti, ma tutto lascia presagire che presto il dovere verrà esteso anche ad altre realtà più ridotte come le PMI, ma che messe insieme hanno un considerevole impatto sia sociale che ambientale.

Anche le più prestigiose università quali la Bocconi o la Cattolica hanno avviato corsi di studi e master ad hoc per formare i nuovi Corporate Social Responsability manager, gli addetti al controllo della qualità della vita all’interno dell’azienda e del suo rendimento sotto il profilo etico, con la raccolta di informazioni sia qualitative che quantitative sulle prestazioni, ad esempio in materia di emissioni nell’ambiente o di impatto sul territorio circostante.
Molto spesso tali manager esternalizzano determinati servizi di controllo e verifica necessari ad ottenere le indispensabili certificazioni di conformità, e ciò implica rivolgersi a società multiservizi specializzate nella consulenza aziendale che molto spesso offrono anche laboratori di analisi per indagini ambientali o per controlli non distruttivi, oppure consulenze sulla medicina del lavoro e sulla sicurezza: tutte materie per le quali le certificazioni emesse sono valide soltanto se chi effettua i test è a sua volta “controllato” da specifici enti di accreditamento.

L’aspetto etico e la responsabilizzazione dei vertici aziendali non è più avvertito solo quale un dovere al quale uniformarsi, perché tutte le strategie aziendali di successo rivelano che proprio nei rapporti con i consumatori, con gli enti e con le amministrazioni locali queste virtù contano e sono ben viste.
Un’impresa che profonda spese ed energie nell’accorciamento della filiera, nella riduzione delle emissioni derivanti dal ciclo della produzione, nell’assottigliamento degli scarti o degli imballaggi, per fare solo alcuni esempi, guadagna in prestigio, autorevolezza e notorietà.

Lo stesso dicasi per le realtà aziendali che mostrano di avere a cuore, senza effettuare “greenwashing” ossia alterazione dei dati, il benessere psicofisico dei dipendenti e quello che può definirsi welfare. Stimolare la crescita individuale, favorire le attività culturali ed altri incentivi di questo genere sono tutti criteri che giocano a favore della trasparenza e che spingono anche i potenziali investitori ad interessarsi a chi abbia ad esempio innovato il processo produttivo installando un impianto fotovoltaico che generi “internamente” le risorse necessarie.

Il Bilancio Sociale è in definitiva una carta vincente attraverso la quale ci si presenta con un’immagine virtuosa che racconta di una filosofia aziendale “pulita”, trasparente, consapevole dei rischi che corrono non solo il pianeta ma anche tutti i suoi abitanti: non è più un bilancio composto da aridi numeri, ma è integrato da dati e valutazioni qualitative sugli sforzi compiuti, da comunicare all’esterno proprio per attrarre non solo consumatori ma anche investitori e fornitori.

Informazioni sull'Autore

Christian Imparato
Redattore e responsabile contenuti web

Fonte: Article-Marketing.it

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