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Il naturismo e la naturopatia

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di: aperion
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Tra il naturismo e la naturopatia vige uno stretto legame, tanto da poter affermare che la naturopatia sia poco alla volta emersa dal naturismo, quale processo graduale, per poter segnalare in maniera più credibile le proprie conoscenze salutistiche. Potremmo dire che i naturisti rappresentano una corrente di pensiero sorta nel periodo moderno, mentre i naturopati appartengono al periodo contemporaneo. In realtà non vi è alcuna netta linea di demarcazione tra i due; la più sostanziale diversità è che nel naturismo si rintraccia un movimento popolare, mentre nella naturopatia un insieme di discipline pedagogiche-salutistiche, o educative-sanitarie.

Il naturismo, è un movimento che si fa portavoce della rinuncia dello stile di vita dei paesi sviluppati, contribuendo al mantenimento dell’equilibrio della natura, con un connubio uomo-ambiente assolutamente naturale tanto da aderire alla nudità della persona quando vive a contatto con la natura.

Il naturismo non va confuso con il nudismo. Il nudista non modifica il proprio modo di vivere, s’accontenta di passare le vacanze in spiagge riservate, nelle quali è permesso essere nudi. Il naturista aggiunge la radicale revisione dello stile di vita, in vista di un comportamento salubre ed ecologico. Molti naturisti sono vegetariani e seguono le medicine complementari, ma tali scelte non sono obbligate.

Tra i personaggi di spicco aderenti al naturismo ricordiamo Georges Hebert (1877 – 1957) ex ufficiale di marina seguace del naturismo, che concentra la sua attenzione sull’esercizio fisico e l’amore per la natura, e stila delle procedure specifiche per la locomozione. Nel 1927 pubblica “Education physique virile et morale par la méthode naturelle”.

Il naturismo assume a modello di riferimento la natura, quale ambiente ideale ed, in alcuni casi, quale entità in grado di permettere una vita sana, felice e longeva.

Il dottor Paul Carton (1876 – 1947), medico, è considerato uno dei padri del naturismo votato al naturalismo neo-ippocratico con analisi chimico-scientifica rigorosa. Ricorre ai temperamenti ippocratici, alla fisiognomica, alla grafologia. Si schierò contro la vaccinazione, le cure ormonali, gli antibiotici, accettando il ricorso ai farmaci solo per motivi di estrema urgenza. Per Carter ogni cibo ha una valenza terapeutica: “Ogni alimento ben scelto e ben dosato è esso stesso una medicina”, ribadendo che esiste una sola dieta che è quella strettamente individuale.

L’identificazione tra creato e creazione è antichissima, e la natura intesa come palcoscenico delle esteriorizzazioni delle forze ed idee del divino, è stata decantata nel corso dei tempi. Gli ambienti naturali sono stati rivestiti di sacralità e il ricorso all’uso terapeutico delle energie vitali degli alberi è rintracciabile (come dicevamo) nella antica pratica della “Silvoterapia”.

La tradizione popolare con la propria medicina ricorre a forme di magismo nelle quali, senza saperlo, si utilizzavano pratiche presenti tutt’ora nella medicina tradizionale e complementare.

Che tra metafisica e natura vi sia un antico sposalizio è accertato, così come che i filosofi Bernardino Telesio (1508-1588), Tommaso Campanella (1568 – 1639), e Giordano Bruno (1548 – 1600) siano considerati quali aderenti ad un vitalismo magico. Telesio fu fondatore dell’accademia per lo studio delle scienze naturali, confutò le vedute di Aristotele sulla natura dei corpi; per Tommaso Campanella, conosciuto per la sua opera “Città del Sole”, la natura è come una grande anima facente parte del tutto, assegnandole una forma di panpsichismo. Per Bruno la natura è direttamente animata dallo spirito di Dio, e l’uomo può scoprire i propri poteri solo nella natura.

Successivamente il filosofo inglese, vescovo di Burham, Joseph Butler (1692 – 1752) giunge a legare la stessa rivelazione cristiana con la natura. Sostenne la complementarietà tra natura e rivelazione. Scrisse “Analogia della religione, naturale e rivelata, con la costituzione e il corso della natura” (1736).

In tempi recenti Anile ne “La salute del pensiero” scrive: “Nulla che ci circonda c’è estraneo, e sentire più profondo il senso della natura vuol dire in ultimo rivelarci meglio a noi stessi. Noi siamo stati messi nel mondo perché il nostro spirito si identifichi con tutto ciò che vede e sente. […] E se la linea d’una montagna, il degradare d’una collina verso un piano fecondo, l’occhieggiare di un lago, il gioco della luce tra le nubi ci danno sensazioni profonde, che ci commuovono esteticamente e moralmente, non è solo per la nostalgia che rimane in noi di tutti gli spettacoli che allietarono il cammino dell’umanità nomade, ma anche perché sentiamo che le leggi delle cose non sono diverse dalle leggi del nostro spirito”. (1917, pp. 154 – 155).

Informazioni sull'Autore

Valerio Sanfo è responsabile didattico e docente dell'A.E.ME.TRA., l'Associazione Europea di Medicine tradizionali che organizza corsi di alta formazione in naturopatia, operatore ayurvedico, iridologia, reflessologia e molti altri.

Fonte: Article-Marketing.it

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